22 Mag Costruire in Bambù: la nuova frontiera dell’edilizia sostenibile
La sostenibilità è il nuovo mantra della progettazione architettonica. Un trend che sta portando alla rivalutazione di materiali naturali fino a pochi anni fa esclusi dal mondo delle costruzioni. Questa rivoluzione ha prima interessato il legno, che sembra essere diventato il protagonista indiscusso del green building, ma ora è anche la volta del bambù. Costruire in bamboo non è più un’eccezione o un esercizio di stile ma una pratica che sta iniziando a diffondersi presso gli studi architettonici più importanti del mondo.
Il successo del bambù in architettura è dettato da diverse caratteristiche del materiale. Innanzitutto, si tratta di una delle specie disponibili nelle maggiori quantità in natura, anche per via di una crescita molto veloce. A differenza degli alberi, che possono impiegare fino a 50 anni per rigenerarsi dopo essere stati tagliati, una singola canna di bambù può riprendersi in soli sei mesi, raggiungendo le altezze e gli spessori utili al nuovo taglio. Caratteristica, questa, che rende il bambù un materiale estremamente economico.
Ma la caratteristica più interessante del bamboo, che lo rende molto più attrattivo rispetto ad altri materiali, è la resistenza. Il bambù ha un rapporto peso/resistenza che supera di gran lunga quello del classico mattone, del legno e anche dell’acciaio. Grazie alla flessibilità e alla sua struttura cava e tubolare che nel corso dei millenni si è evoluta per adattarsi e resistere al forte vento del suo habitat naturale, il bambù ha sviluppato nel tempo delle ottime proprietà meccaniche. Da un punto di vista di robustezza il bambù ha delle prestazioni molto simili a quelle dell’acciaio, non a caso è stato ribattezzato ‘acciaio vegetale’, ma in più è estremamente flessibile, il che lo rende ideale come materiale antisismico.
Inoltre, il bambù è altamente sostenibile: è in grado di assorbire quantitativi di anidride carbonica maggiori rispetto ad altre specie di arbusti e allo stesso tempo di produrre il 30% di ossigeno in più. Infine, il bambù, a fine vita, può essere facilmente compostato senza produrre scarti né rifiuti. Costruire in bamboo è quindi un’ottima soluzione in chiave green.
Accanto a tutti questi vantaggi, ci sono anche degli aspetti ancora da risolvere e da considerare, come i trattamenti chimici a cui il materiale è sottoposto per poter essere utilizzato in ambito edile, al fine di proteggerlo sia dal rischio di putrefazione e di attacco da parte degli insetti sia dai raggi solari e dalla pioggia. Problematiche ad ogni modo facilmente risolvibili nel 21°secolo, grazie all’innovazione tecnologica che potrà facilmente far diventare il costruire in bamboo una pratica mainstream.
D’altra parte, il bambù è già utilizzato come materiale principe da molti architetti e designer contemporanei, che guardano con grande interesse ai temi di sostenibilità e impatto ambientali. Fra questi vi è sicuramente l’architetto giapponese Kengo Kuma, le cui opere intendono reinterpretare in chiave moderna le tradizioni.
Uno dei progetti più importanti di Kuma è il “Great Bamboo Wall”, una residenza realizzata fra il 2002 e il 2004 nella campagna intorno a Pechino a ridosso della Grande Muraglia, da cui il nome. La principale caratteristica dell’opera è quella di integrazione con il territorio. Sebbene l’edificio segua costruttivamente la linea infinita della Grande Muraglia, se ne distacca in termini concettuali: se infatti il muro era stato realizzato per dividere due popoli, il Great Bamboo Wall invece con lo scopo di unire popoli e culture, mescolando insieme l’architettura tradizionale giapponese con elementi propri della modernità.