16 Gen Biocarburanti, l’Europarlamento salverà quelli da olio di palma e fonti alimentari?
“Errare humanum est, perseverare diabolicum”. L’adagio agostiniano si rivela pertinente se di dovesse verificare quanti molti temono: un nuovo obbiettivo europeo per l’utilizzo di rinnovabili nel settore trasporti dai contorni poco chiari. Il 17 gennaio infatti il Parlamento Europeo, in seduta plenaria, dovrebbe votare la nuova Direttiva Energie Rinnovabili per il periodo 2020-2030 (REDII). Con un colpo di mano la commissione Industria, Trasporti, Energia (ITRE) e il Consiglio EU avrebbero reintrodotto due obiettivi, rispettivamente il 12 e il 14%, come target minimo di utilizzo di energia rinnovabile nel settore trasporti. Reintroducendo di fatto tutti i biocarburanti senza distinguere per sostenibilità di provenienza. Mettendo sullo stesso piano i biocarburanti avanzati derivati dalle alghe e quelli derivati dal mais, colpevoli di impennate di prezzi nelle derrate e conseguenti crisi di sicurezza alimentare.
«Riteniamo che i biocarburanti avanzati da rifiuti e residui abbiano un ruolo da giocare nella decarbonizzazione del settore trasporti. È urgente però eliminare al più presto tutti i biocombustibili da origine agricola e indirizzare i sussidi pubblici solamente a quei carburanti che sono realmente sostenibili», spiega Veronica Aneris dell’associazione Transport&Environment. «I membri del Parlamento Europeo, che voteranno il 17 Gennaio prossimo, hanno un’occasione unica per fare in modo che tale opportunità venga realizzata».
Inizialmente la Commissione Europea aveva rimosso dalla Direttiva Rinnovabili 2020-2030 ogni quota minima per i biocarburanti, segnalando un impegno di alternare i combustibili fossili con biocarburanti avanzati di origine non alimentare o altre soluzioni di tipo electrofuels, come l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili o l’idrogeno.
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