17 Gen Dentro gli ecoreati
La criminalità ambientale non dorme mai: ogni ora in Italia si contano tre ecoreati, crimini perpetrati contro il nostro patrimonio naturale e contro gli animali, illeciti compiuti nei settori più disparati dalla filiera agroalimentare al ciclo dei rifiuti. A fornire storie e numeri dei delitti ambientali nostrani è ancora una volta il rapporto di Legambiente, Ecomafia 2016. Edito da Edizioni Ambiente, il documento mostra quelli che possono considerarsi i primi segni di un cambiamento. Nel 2015 sono diminuiti gli illeciti ambientali accertati mentre di pari passo sono aumentati gli arresti. Le notizie migliori arrivano dai settori rifiuti e cemento dove sono in diminuzione le attività illecite. I numeri tuttavia rimangono impressionanti: nel 2015 sono stati accertati quasi 5mila reati solo nella filiera del calcestruzzo. A non conoscere la crisi sono invece gli illeciti nella filiera agro-alimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49%. Roghi che hanno mandato in fumo più di 37.000 ettari, più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso. Rimane forte e costante anche la pressione dell’abusivismo edilizio: lo scorso anno sarebbero stati costruiti altri 18.000 immobili completamente fuori legge, un dato doppio rispetto a quello del 2007. Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale (nel 2014 l’incidenza era del 44,6%). La Campania con 4.277 reati, più del 15% sul dato complessivo nazionale, è la regione con il maggior numero di illeciti.