28 Mar L’Ispra fotografa un Paese fragile, serve la Green Economy
Il 31% dei vertebrati e 1.020 piante inserite nella lista rossa in Italia sono a rischio di estinzione. Minacciati principalmente dalle attività umane e dalla crescente richiesta di risorse naturali, che portano alla degradazione di diversi habitat e a forme di inquinamento estremamente pericolose. Le temperature sono in aumento e crescono contestualmente la siccità e le alluvioni.
La qualità dell’aria in molte aree del Paese non è buona e il bacino padano è tra le zone più critiche d’Europa. Scorrendo l’annuario dei dati ambientali e il rapporto ambiente presentato dall’Ispra, indubbiamente la principale fonte ufficiale d’informazione in campo ambientale, emerge con evidenza quanto in Italia sia ancora necessario lavorare per una crescita ecocompatibile.
Molto è stato fatto, ma manca una sterzata decisa verso la green economy, l’unica forma di sviluppo in grado di tutelare le risorse naturali, la salute e allo stesso tempo la ricchezza. Sono da tempo convinta che proseguire sulla strada dell’economia lineare, fatta di estrazione, uso della materia e produzione di rifiuto, sia una scelta fallimentare e che non possano essere tollerati ulteriori ritardi nell’intraprendere invece il percorso dell’economia circolare.
Convinzioni che trovano conferme negli studi fatti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. L’impegno degli ultimi governi anche in campo internazionale, con l’adesione alle strategie per contrastare i cambiamenti climatici e norme come il collegato ambientale, è stato notevole. Ora ritengo sia necessario fare di più e subito.
Lo stesso presidente Paolo Gentiloni ha di recente sostenuto che la Green Economy è un pilastro per la crescita stabile e di qualità. In un Paese in cui circa mezzo milione di cittadini vivono in aree indicate come a pericolosità molto elevata dal punto di vista idrogeologico e in cui 23mila chilometri quadrati di territorio sono stati coperti dal cemento, non può più essere tollerato che finisca su un binario morto la legge sul consumo di suolo zero. Nella legislatura appena conclusa però è successo.
(Silvia Velo, Huffington Post)