19 Lug Meno centimetri di natura
L’Italia continua a perdere terreno: dal 2012 al 2015 la crescita della copertura artificiale è aumentata dello 0,7%, invadendo fiumi, laghi, coste ed aree protette senza fermarsi neppure davanti a zone a pericolosità sismica o idraulica. E per ogni “pezzetto” di terreno sigillato, abbiamo ottenuto in cambio gravi processi degradativi che hanno limitano o inibito totalmente la funzionalità del suolo e dei servizi ecosistemici.
Ma il conto prima o poi arriva, come spiegano i nuovi dati dell’ISPRA sui costi occulti legati a questa fame di territorio: per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo degli ultimi tre anni gli italiani potrebbero pagare dal 2016 in poi oltre 800 milioni di euro.
Le scorrette pratiche agricole, la cementificazione selvaggia e la diffusione delle infrastrutture continuano inesorabilmente ad avanzare, mangiandosi letteralmente quattro metri quadrati di terreno al secondo. I dati sono quelli pubblicati nel rapporto ISPRA sul Consumo di suolo in Italia 2016 presentato durante la giornata dedicata al suolo.
La parte più interessante del documento è sicuramente quella legata ai costi nazionali “nascosti”, ossia quelli non direttamente percepiti, che cambiano in maniera sensibile a seconda del servizio ecosistemico perso o danneggiato: si va dalla produzione agricola (oltre 400 milioni di euro), allo stoccaggio del carbonio (circa 150 milioni), dalla protezione dell’erosione (oltre 120 milioni), ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua (quasi 100 milioni) e dall’assenza di impollinatori (quasi 3 milioni). Solo per la regolazione del microclima urbano (ad un aumento di 20 ettari per km2 di suolo consumato corrisponde un aumento di 0.6 °C della temperatura superficiale) è stato stimato un costo che si aggira intorno ai 10 milioni all’anno.
Fonte: www.rinnovabili.it