02 Mag Olanda: patria del design nell’economia circolare
Viviamo in un sistema industriale lineare nel quale la maggior parte delle aziende si procura le materie prime, realizza i prodotti e li vende. Il ciclo si chiude qui, senza che gli oggetti guasti o superati tornino all’azienda e vengano riciclati, operazione che permetterebbe loro di avere una nuova vita. Accade spesso anche a noi di ricomprare un prodotto che si è rotto o non ci piace più: pensiamo agli smartphone. Per quanto Apple abbia fatto di recente molti progressi e punti a realizzare in un futuro non troppo lontano telefoni riciclati al 100%, la strada è ancora lunga. In Italia Lucart sta trasformando il tetrapak in carta. Favini e Barilla stanno facendo lo stesso ma con la crusca di scarto. Il design nell’economia circolare è davvero importante perché aiuta le aziende a recuperare parti di oggetti non più utilizzati. Vediamo due idee basate sul riuso provenienti dall’Olanda.
Uso massiccio di energie rinnovabili, riciclo, architettura sostenibile e tante idee innovative: l’Olanda è uno dei Paesi europei più attenti a limitare il proprio impatto ambientale. Si distingue anche per l’attenzione rivolta al design nell’economia circolare, quale componente fondamentale di un ciclo produttivo che non si interrompe nell’istante in cui l’oggetto viene venduto. Grazie, infatti, ad un lavoro intenso di progettazione dei singoli componenti, è possibile recuperarli e riutilizzarli, impedendo loro di concludere il proprio percorso.
Capita a tutti di utilizzare degli auricolari per ascoltare musica o conversare al telefono. Spesso la qualità di questi prodotti è molto scadente, fattore che ci spinge a buttarli via quando non funzionano più per ricomprarne di nuovi. Ovviamente parliamo di prodotti dal valore scarso e molto economici. Partendo da tale considerazione, i fondatori dell’azienda olandese Gerrard Street hanno deciso di mettere sul mercato delle cuffie modulari di notevole qualità. Il segreto per rendere il prodotto concorrenziale è di affittarlo. Le cuffie, infatti, non sono in vendita ma si paga un canone mensile (fra i 7 e i 10 euro) per poterle usare. Il loro valore intrinseco è molto più alto ma il cliente non dovrà svenarsi per poterle usare. Inoltre, essendo modulari, nel momento in cui si rompe un componente, solo questo viene sostituito. A rompersi di solito sono il cavo o il jack d’ingresso: quindi, perché cambiare tutto il prodotto se si guasta solo una parte?
Ad Amsterdam più della metà dei cittadini usa la bicicletta per muoversi tutti i giorni. Non è un caso, quindi, che proprio nella capitale olandese si sia tenuta di recente la prima Biennale della bicicletta, importante incubatore per progetti architettonici basati sulle due ruote. Ed è sempre dall’Olanda che arriva Roetz, l’azienda produttrice di bici che fa del design nell’economia circolare la propria bandiera. Parliamo di bici costruite in modo da poter sostituire i pezzi facilmente, componenti che sono in larga parte di recupero. Ad Amsterdam sono presenti tantissime vecchie bici, molte delle quali vengono abbandonate per strada. Diventa, quindi, semplice ed economico andare a recuperare quelle parti ancora buone che però non sono più utilizzate: parliamo, soprattutto di cerchi, raggi, freni o pedali. Una volta trovati questi pezzi, Roetz li rimette a nuovo e li assembla, realizzando bici eleganti e deliziosamente vintage. Il risultato finale è di altissima qualità e lo dimostra il fatto che sono prodotti garantiti ben 5 anni. I prezzi vanno dai 500 euro in su e non sono certo fra i più bassi sul mercato. Si ha, però in cambio, un prodotto di ottima qualità e dal ridotto impatto sull’ambiente.